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Nei Caraibi ci sono diverse distillerie, alcune non più in uso, altre invece ancora attive. Su molte isole si coltiva ancora la canna da zucchero, intere piantagioni si alternano ai bananeti, e oltre a colmare lo sguardo, riempiono anche le papille gustative.

Da tutta la produzione infatti si ottiene lo zucchero di canna o il rum, decisamente molto più appagante. Scorgendo le fabbriche di trasformazione e lavorazione del prodotto in decadimento il senso è quello di un tempo passato, di un regime colonialista ormai decaduto.

Abbiamo avuto l’occasione però di visitare un paio di distillerie attive, l’impatto  è quello un fortissimo odore di canna di zucchero fermentata, mista ad alcool.

La lavorazione avviene attraverso diversi procedimenti, visibili i macchinari  utilizzati e utilissima la spiegazione per i profani come me di tale mondo. Ogni luogo visitato aveva un luogo di stoccaggio con delle botti enormi piene di Rum, dove  deve stare ad invecchiare e viene spostato nelle varie botti per dargli un sapore particolare.

Alla fine della visita non mancavano le degustazioni, e devo ammettere che da quel momento ho iniziato ad apprezzare il Rum (io non sono un’amante degli alcolici/super alcolici), dalla sua veste più classica a i vari tipi aromatizzati al cocco, al punch, alla vaniglia, ecc…

Non si può non comprare una bottiglia prodotta in loco da portare in Italia e da gustare ricordando quei momenti!

Foto di Alessandro Giroldini

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