A Barcellona non sono rare le opere di uno degli architetti e delle personalità più eclettiche di tutti i tempi, sto parlando di Gaudì. Oltre ad aver ideato case a forma di drago, chiese così imponenti da dover essere ancora temintate, non poteva mancare anche un parco.
Si tratta di Parc Guell, sito molto conosciuto dai turisti che visitano la città catalana, non solo per passare un po’ di tempo all’aria aperta godendosi il paesaggio, ma anche per ammirare le peculiari creazioni di questo genio.
Scesa dalla metro ho percorso un bel tratto di strada , l’ultimo pezzo è in salita e quando l’avevo fatta io ero incinta, quindi non era proprio il massimo, ma la fatica che ho fatto è stata pienamente ricompensata dalla fantasia presente in questo Parco. Si trova infatti in cima ad una collina e l’ingresso è nella parte più bassa. Già l’entrata mi accoglie con due costruzioni ai lati, due casette pittoresche, che fanno da precursori a ciò che mi attende dentro.
La scalinata imponente che si snoda davanti a me, la Sala Hipostila fatta di colonne atte a sorreggere la terrazza sovrastante con gli schienali delle sedute decorati tramite la tecnica del trencadis, una sorta di mosaico ottenuto da pezzi di cocci di vetro e ceramiche variamente colorate che rispecchiano perfettamente l’estro di Gaudì. Tutto qui rapisce lo sguardo. Passeggiando per il parco tra i vari dialetti , non possono mancare la visita a Casa Trias, una foto per immortalare tutta la città sotto di voi dal Belvedere e da cui si possono scorgere gli emblemi di Barcellona come la Sagrada Familia e la Torre Abgar, ed infine dare una sbriciatina alla casa museo dove visse Gaudì per alcuni anni.
E allora che dire, armatevi di scarpe da ginnastica comode per poter girare in lungo e in largo questo parco, arrivate di prima mattina quando il picco di afflusso dei turisti non ha ancora preso d’assalto il parco e se volete portatevi da casa il pranzo, il luogo di ristoro all’interno è letteralmente preso d’assalto e quindi dovrete armarvi di tanta pazienza.
Buona visita!
Foto di Alessandro Giroldini